Un tempo, secondo Platone, esisteva una città in cui regnava l’armonia e la perfezione, il suo nome era Atlantide, e la sua esistenza è ancora oggi in bilico tra realtà e utopia.
Questo luogo, in cui regnavano gli elementi della terra e dell’acqua, scomparve e sprofondò nei mari “in un solo giorno e una terribile notte”, lasciando un mistero che ancora oggi ossessiona, incuriosisce e fa sognare.
C’è chi poi, in quest’utopia, ci ha creduto e ne ha fatto punto d’ispirazione per creare la sua opera, altrettanto perfetta e armoniosa, per alcuni aspetti indecifrabile ma ammaliante per la vista e sconvolgente per i sensi.
L’artista è il designer Alexander Mc Queen, e l’opera è la sua ultima collezione, Plato’s Atlantis.
Il mondo della moda è strano. Per alcuni versi, schematico e prevedibile, per altri sorprendente e camaleontico, c’è chi non osa e chi a ogni stagione sconvolge.
Poi c’è lui. Con la sua mente vulcanica e imprevedibile come un vaso di pandora, che assorbe tutto ciò che lo circonda e lo proietta sui suoi abiti modellandoli a volte come fosse creta, morbida e dolce, a volte come la pietra, dura e pungente.
Il risultato è sempre lo stesso. Creazioni che vanno oltre il semplice concetto di abito, collezioni che racchiudono un mondo, sensazioni, profumi, e tutto questo nasce da un’unica mente che concepiva la moda come qualcosa di magico con il quale comunicare e far sognare.
Lui, quel mondo cosi incerto e perfetto, lo ha fatto riemergere dai mari portandolo su una passerella asettica e minimal , come se qualsiasi altro dettaglio avrebbe potuto offuscare le sue creazioni, abiti che sembrano riemergere dalla terra e dall’acqua in cui stampe rettili si uniscono ai colori più caldi della terra, in cui sartoria e tecnologia si sposano alla perfezione per dar vita ad una commistione esplosiva, quasi tridimensionale, ma raffinata.
Donne su imponenti scarpe armadillo sembrano fluttuare con abiti corti che lasciano scoperte affusolate gambe, acconciature futuristiche incorniciano volti dagli indecifrabili lineamenti in cui le sopracciglia scompaiono e l’espressione si fa glaciale, una collezione in cui ogni dettaglio sprigiona l’idea di un mondo riemerso dal passato. O forse dal futuro?|
È questa la visione di un designer che ci ha abituato a vedere oltre il presente, che supera i limiti temporali e ci proietta ogni stagione in nuovo mondo, il suo. Uno dei primi a rompere le barriere che separano l’elitario mondo della moda da chi la moda la guarda sognante, instaurando un rapporto diretto con il suo pubblico che ha potuto ammirare il suo show in diretta streaming su internet.
Tutto questo per esprimere un solo concetto che vede alla base la convinzione che la moda è arte, e l’arte è di tutti.
Uno spettacolo per gli occhi e per i sensi che ha coinvolto anche il grandissimo fotografo e artista Nick Knight, che ha contribuito ad esprime al meglio la visione di McQueen portando ad un livello quasi surreale il concetto di comunicazione, introducendo lo spettacolo dello stilista inglese con una proiezione video, in cui una donna priva di vesti su una spiaggia avvolta da serpenti, inizia la sua metamorfosi diventando un tutt’uno con la natura ed il mondo animale.
“La distinzione tra un mezzo e l’altro sono solo confini. E i confini non mi interessano”.
È questo il merito più grande che contraddistingue e accomuna questi due artisti, quello di non avere barriere, di spingersi oltre i limiti del reale riuscendo in modo quasi ipnotico a coinvolgere chi li guarda, assorbendo tutto ciò che il mondo può offrire e racchiudendolo in un abito, una sfilata o una fotografia.
Non comunicano solo a chi ama la moda, comunicano a tutti quelli che dietro qualsiasi oggetto o forma d’arte vedono un mondo, un immaginario o più semplicemente come loro, il futuro.
Moda come forma di espressione e di linguaggio, come arte ma soprattutto come contenitore di mondi. La moda di tutto e di tutti.
È questo l’indelebile regalo che ci lascia lo stilista più coraggioso e creativo del nostro tempo.