Bonotto: la fluidificazione dei tessuti

“Se avessimo saputo cosa stavamo facendo non l’avremmo chiamata ricerca”.

Si intraprende così, con una frase di Albert Einstein, un cammino insolito, quasi sconosciuto e profondamente fondato su un principio: “la sperimentazione”.

Immaginiamo perciò una vita fatta di memoria, di sapore, di morbidezza, di tempo e di arte; dove la realtà è spettacolo del mondo e insieme possibilità di differenziarsi da questo.

Suggestioni, ricordi e scoperte: un continuo scavare nel passato inseguendo un progetto ideale nelle sue innumerevoli varianti. Seguire il flusso interiore, la materia, che ci porta a scovare mondi fantastici nella “trama” di ogni cosa.

Tutto ciò costituisce la quotidianità vissuta con spessore da una generazione di imprenditori “illuminati” : la famiglia Bonotto.

L’azienda, fondata nel 1972 da Luigi Bonotto , si trova a Bassano del Grappa in un ex mattatoio del 1848 e, ad oggi, è formata da “Un pugno di sognatori di buona volontà”, che a detta loro: “difendono l’indifendibile”.

A tal proposito, la famiglia conduce una battaglia per il recupero di lavorazioni e tradizioni tessili ormai dimenticate. Arte come Artigianato; due parole etimologicamente legate al fare, ma che nell’immaginario dei Bonotto camminano insieme, condividendo valori quali pensiero, sogno, bellezza ed innovazione.

Collezionisti e riferimento mondiale di opere Fluxus, la famiglia riconosce l’intrinseca artisticità dei gesti comuni ed elementari e promuove lo sconfinamento dell’atto creativo nel flusso della vita quotidiana, in nome di un’arte totale.

Abbattendo, perciò, il rapporto alienante tra uomo e macchina, ad oggi gli eredi Giovanni, Lorenzo e Stefano, rivendicano le sensazioni tattili e visive “antiche”, producendo tessuti ricchi e preziosi con telai recuperati in fabbriche abbandonate e in seguito rimessi in funzione.

Si tenta di mostrare un valore e di rendere pubblico un bene; è proprio grazie a questo intento che la Bonotto azienda e il Bonotto patrimonio culturale, si fondono.

In questo senso “ogni tessuto ha la sua carta d’identità e la sua storia”, riconosciuta e apprezzata da stilisti come Yves Saint Laurent, Prada e Hugo Boss, che a quanto pare credono ancora nella dignità della materia. In fondo, come dice lo stesso Giovanni (capo del centro stile dell’azienda):

“ Il tessuto ha delle qualità difficili da quantificare, ma perfettamente percepibili. E’ come una fotografia fatta con il flash e una con la luce del sole. Fotografare con la sola luce naturale è simile alla pittura e riuscire a farlo oppure no, dipende dalla maestria di chi è alla macchina fotografica”.|

Disegni: Fiore Manni

Post produzione: Francesca Lancia