L’alieno del rock: Mr David – Robert Jones – Bowie

David Bowie padrone del glam rock, rivoluzionò negli anni '70 i canoni estetici, stilistici e musicali dagli albori, sino ad oggi. Il suo successo dato dall'album The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, del 1972, lo fece salire in vetta alle classifiche e non solo...Bowie venne consacrato come l'inventore di un genere musicale che scardinava i meccanismi e gli stereotipi della bella vita Rock'n Roll, parlando di androginia, travestimenti e musica proveniente da un universo parallelo di cui lui fareva parte.

Fino ad allora, le classifiche pop erano per tutta la famiglia, piene di artisti che emozionavano nonni, genitori e ragazzini. E poi, all’improvviso, comparvero questi personaggi sovversivi come Marc Bolan e David Bowie che, sebbene normalmente accettati oggi, non erano affatto visti di buon occhio allora. Erano visti come esseri corrotti e, ovviamente, pensavo che il tutto era assolutamente fantastico.
Volevo solo appartenere a loro. Stare con i corrotti”.

Così parlava Steven Morrisey, e non uno qualsiasi, sul periodo in cui scoppiò il fenomeno Glam- Rock; la cosa che più affascinò di quel movimento, non fu tanto la musica, purchè si tenga presente che raggiunse picchi molto alti con alcuni artisti, ma il fatto che nell’immaginario Galm , paradossalmente essa passò in secondo piano. Si badava magari più al pantalone da indossare per salire sul palco, che a quale setup scegliere per la serata. Lo stereotipo della rockstar tutta sesso,droga & Rock’n’Roll, verrà annientata dando vita a personaggi androgini giacche glitterate e capelli dai colori arcobalenici.

“Il Glam Rock? Intendi il rock con il rossetto?”. Questa è l’idea  dei “puristi” del Pop-Rock a là John Lennon, autore proprio della frase appena citata. Intendiamoci, non si possono mettere d’accordo tutti su un nuovo – folle – genere, soprattutto quando si è un visionario e si arriva sulle cose prima che il resto del mondo non le abbia nemmeno pensate; ma parlando di Glam, in tanti storcevano il naso. E in questo cè un artista da citare obbligatoriamente: Mr David Robert Jones – alias Ziggy Stardust – alias The Thin White Duke – alias David Bowie.

David partecipò in maniera attiva al diffondersi ,e poi all’affermarsi, di questa nuova corrente musicale. L’importanza data da questo artista alla musica, e non solo al Glam, è fondamentale.
Probabilmente è l’artista più trasformistico, artisticamente s’intende, di tutti. Il camaleonte del Rock, l’alieno che venuto da un altro pianeta, scende in terra per deliziarci con quello che la sua magica mente riesce a pensare.

Quando si parla di Bowie, istintivamente si pensa a questo periodo, esteticamente in mostra data l’eccentricità del personaggio da lui creato. Ma le varie vie del rock che lui prende sono diverse, ed ogni volta stupisce sempre. L’apice musicale lo raggiunse con un album in particolare, un concept album precisamente: The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, del 1972.

L’album racconta di Ziggy, ultimo eroe divenuto rockstar grazie ad un aiuto extraterreste. Ziggy è il salvatore di un mondo prossimo alla fine ma che alla fine rimarrà ucciso dal suo stesso successo.
Diventò parte della sua stessa vita, quasi se ne impossessò, lo innalzò fino alle stelle per poi dare la scioccante notizia dal palco dell’Hammersmith Odeon di Londra, uccidendolo ed annunciando che la vita di ZIggy era terminata in quell’istante. Lo rese , così, immortale.

Da quel momento in poi David sperimentò qualsiasi cosa gli passò per la testa. Passa al rock simil-Stones, poi si dedica ad un album di cover degli eroi dei ’60, sperimenta il soul, il funk e la disco (Madonna lo dovrà forse ringraziare?), new wave, avant pop. Tutto. E’ come un libro senza fine, con capitoli rilegati a casaccio tra di loro, forse senza logica, ma con un filo conduttore che li unisce.

Si fermerà solamente nel 2004, quando un operazione al cuore lo metterà fuori gioco, con un piccolo ritorno nel 2006, ma niente di folgorante. Nonostante varie critiche ricevute da ogni parte, questo genio del Rock andò avanti rinventadosi di volta in volta, non riflettendo molto su di esse, ma dando ragione solamente a quello che il suo cuore gli diceva in quel momento.

“Sono un individualista che non sente il bisogno di avere qualcuno che qualifichi il mio lavoro in un modo particolare. Io lavoro per me stesso.”. Questa era la sua filosofia, e dopo tutto ciò che ci ha lasciato, come dargli torto?

Foto di copertina: Tim Yates

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