Ogni epoca ha un suo sviluppo, una sua metamorfosi, una sua storia. Per descrivere il presente occorrono tre concetti: proiezioni video, post romanticismo decadente, Gareth Pugh.
Plasmare l’anatomia umana per trasformarla in complesse forme spigolose, volumi fluttuanti, linee e sagome riconducibili a strutture architettoniche in stile gotico. Corpi che si fondono o meglio di formano e rinascono attraverso le creazioni di un genio, che a 30 anni e con una carriera alle spalle nata nel vicinissimo 2003, riesce a rivoluzionare i canoni estetici del ventunesimo secolo.
Punte, coni, trapezi, cubi, le sue creazioni attraversano il corpo come spigoli e intagliano l’anatomia corporea non lasciando spazio a definizioni sessuali. Non esiste “uomo e donna”, “femminile e maschile”, l’importante è il corpo in tutta la sua complessità di espressione.
La natura è il nucleo del suo lavoro; donne uccello in spigolose corone a punta color oro, che si alternano ad abiti nuvola carta da zucchero. Silhouette intrappolate in tutine di fasce che danzano con gli occhi chiusi in una sorta di placenta fatta di acqua e vernice nera, dopo una ritrovata pace primordiale.
Guerriera è l’anima degli abiti di Gareth Pugh, che non combatte, ma innalza la sua complessità attraverso il movimento, come una statua greca, che se ne sta li in tutta la sua maestosità a testimonianza di un estetica che non tramonterà mai.