Capace come pochi altri di rendere magici i suoi scatti, Paolo Roversi è un fotografo italiano, ma soprattutto un “pittore d’immagini”.
L’interpretazione dei suoi scatti è fantastica, basta osservarli per essere catapultati in un’ atmosfera da favola, a volte dark a volte onirica.
La componente magica è alla base di ogni suo lavoro che rimane nella mente come un racconto. È come leggere un libro e mentre gli occhi si muovono da sinistra verso destra, la mente immagina cose che non sono scritte: rumori, musiche, luoghi e personaggi che potrebbero irrompere nella storia da un momento all’altro; questo avviene nella mente di chi osserva gli scatti di Paolo Roversi ( classe 1947).
Un fotografo che ama il ritratto fotografico acquerellato, le donne, il nudo e l’estetica mai fine a se stessa; Paolo Roversi parla delle fotografie come rappresentazioni dello sconosciuto e dell’irreale, fantasticherie e illusioni.
La vena romantica è l’unico filo conduttore tra un sogno e l’altro, tra servizio e servizio e questa nuova interpretazione della bellezza lo ha portato alla fama e al successo.
L’effetto tecnico del “mosso” insieme ai giochi di messe a fuoco, luci e ombre creano creature fantastiche e situazioni paradossali dove l’occhio di chi osserva manda quel particolare input al cervello, che parte da strutture profonde dell’encefalo proprio mentre si sogna; e allora quando ci troviamo di fronte a un atmosfera cupa percepiamo il freddo, il gelo; se di fronte alla natura, ne percepiamo invece i rumori e l’umido delle superfici, mantenendo una costante di mistero.
Ed ecco che si sogna ad occhi aperti e si va oltre alla modella che posa sotto la neve o sotto la pioggia, davanti a un telo bianco o accanto a un animale.
La domanda che sorge spontanea in questo caso è: cosa ci sarà oltre il margine di quello scatto?