Identità da etichetta

La stessa parola identità esprime qualcosa di astratto, solo pronunciandola, sono infinite le immagini e le definizioni che ci vengono in mente per spiegarla.

Nell’ambito della moda e dello stile, l’identità è qualcosa di molto più forte e importante, e la parte su cui tutto si base e si forma, spesso, è anche una maschera dietro la quale ci si nasconde.

Se dovessimo calarci nello specifico, sono infinite le identità attribuite alla femminilità, per spiegare o dare senso ad una collezione. Ci sono abiti per una donna aggressiva, romantica, ingenua o malinconica, casta o spudorata, sobria o eccentrica. Insomma, possiamo essere chi e ciò che vogliamo, anche solo per gioco, in fondo si tratta solo di cambiare il costume di scena.È assurdo pensare come abbia assunto un’importanza quasi patologica l’apparenza nella società, come sia fondamentale non rimanere indietro ed essere continuamente aggiornate sulle tendenze. Ma questo ci sconvolge fino ad un certo punto, perché alla fine ci piace l’idea di mostrare agli altri ciò che vogliamo sia recepito, siamo noi a decidere chi sembrare o che impressione dare, anche se non sempre l’immagina percepita da terzi rispecchia la verità.

Se prendessimo come esempio la frase della famosissima attrice Rita Hayworth, la quale sosteneva riguardo il suo personaggio più famoso: “Andavano a letto con Gilda, si svegliavano con me, e non sempre ne erano felici” , ci verrebbe da porci una domanda, quand’è che possiamo abbassare le difese, spogliarci di ogni schema che abbiamo calcolato, toglierci la maschera ed essere noi stesse con la nostra vera identità?

Non è forse questo, come dice la frase sopra citata, il rischio che corriamo a giocare ogni giorno con la nostra identità? Ovvero rischiare di assumerne talmente tante da non averne più nessuna, o ancora peggio dare impressioni distorte su chi siamo realmente con il rischio di non poter mai essere noi stesse al cento per cento, neanche con chi si ama.

Naturalmente non parlo di fare tabula rasa e cancellare i canoni che sono stati attribuiti negli anni alle infinite personalità e stili che ha assunto la donna, ma credo sia opportuno cominciare a non catalogare più le persone in modo così eccessivo. Bisognerebbe dar modo ad una donna di vestirsi e giocare con il proprio aspetto senza per forza darle un etichetta un secondo dopo, darle modo di sperimentare, scoprire tutte le identità del mondo per poi scegliere la propria definitivamente, senza la paura di apparire in un modo e il giorno dopo in un altro. La moda è anche questo. Ogni abito, collezione o tendenza che sia, è provvista di una propria carta d’identità, con un nome, cognome, luogo di nascita e tipologia di donna che si diventa se lo si indossa. Andrebbe quasi messo sull’etichetta insieme alla taglia e al metodo di lavaggio: gonna adatta ad una ribelle, o magari ad una romantica.

L’identità non è mai una sola, ogni individuo possiede varie sfaccettature e deve essere in grado di assecondarle tutte rimanendo coerente con se stesso, possibilmente senza fingere di essere diverso da quello che è.

Non sarebbe bello se si provasse, anche per un solo anno, a non catalogare più niente? Nessuna tendenza, nessun colore predominante dell’inverno e dell’estate, semplicemente continuare a creare da parte dei designer secondo le proprie idee e canoni, ma lasciando agli spettatori del mondo della moda la possibilità di scegliere senza sapere nulla se non quello che gli suggerisce il gusto e la vista. Non uscirebbe forse fuori la vera personalità e il vero stile di molte donne?. Io penso che si potrebbero avere gradevoli e simpatiche sorprese nell’osservare come una scelta inconsapevole ma istintiva evidenzi la vera essenza della nostra identità, forse per la prima volta potrebbe crearsi una vera logica tra chi siamo e cosa indossiamo.