Trash is not class

Il trash sta diventando via via sempre più uno stile di vita: senza gusto ed eleganza. Si inorridisce di fronte al trash, ma allo stesso tempo riesce a far parlare e incuriosire proprio per il suo essere eccessivo e a volte fastidioso.

Il termine trash deriva dall’ inglese, e letteralmente significa spazzatura. Con il tempo è stato utilizzato per definire qualsiasi espressione artistica di basso profilo. Si definisce trash qualsiasi prodotto di comunicazione di massa o qualsiasi look che riflette un gusto scadente, volgare e per niente elegante.

La cosa più sorprendente è che il trash sta diventando un vero e proprio approccio alla vita; ci sono molte persone che credono profondamente in questo “ modus vivendi”, che ostentano il loro cattivo gusto, che non si vergognano assolutamente di dichiarare la loro affezione a programmi televisivi di basso profilo culturale e non si curano assolutamente di quello che pensano le altre persone nei loro riguardi.

Dunque il trash è uno stile di vita, con un’ anima propria: il modo di comunicare, di vestirsi, di muoversi rispecchia totalmente i canoni di un’ esistenza devota alla produzione di spazzatura.

Ovviamente l’ estate è il periodo più prolifico, perché quasi tutti sono in vacanza, perché si è tutti più rilassati, quindi il rischio di cadere nel cattivo gusto è più alto, e si ha più voglia di esagerare. E così, anche la moda, per la prossima estate, quella del 2011, non poteva non portare un po’ di trash sulle passerelle; non fosse altro per accontentare le istanze di chi ha un pessimo gusto. Molti nomi hanno esagerato, facendo sfilare delle collezioni che superavano il limite con eleganza: il loro “ barocco” è stato stato sbattuto in faccia a giornalisti e buyers.

Ci si chiede per quale motivo molte persone vogliano indossare abiti maculati, multicolor e male accostati, o cascate di frange su borse, scarpe, gonne e pantaloni.||

La moda corre sempre un alto rischio, dato che il confine tra chic e kitsh è davvero impercettibile; quello di oltrepassare la linea dell’eleganza e approdare nel territorio del trash. Che bisogno c’è di proporre una profusione di frange, quando potrebbero essere proposte in versione più minimal, più localizzate e non sparse su tutto l’outfit? La stessa cosa vale per il maculato: trovarsi stampe animalier indossate nei più svariati colori fa quasi rabbrividire, mentre vedere lo stesso print su un solo pezzo e con il suo tono cromatico è un’altra cosa. Già il maculato è di per sé eccessivo, ma renderlo tremendamente eccessivo riflette un gusto scadente, rozzo e provinciale.

Anche il modo di richiamare l’Oriente nella moda può essere affrontato con diverse chiavi di lettura. C’è chi l’Oriente lo prende come punto di partenza per poi decostruire, re-inventare e creare nuovi volumi, e chi assorbe totalmente la tendenza orientale persino nella sua parte più volgare. Molto spesso le cineserie in passerella regnano sovrane: kimono multicolor, pagode, ricami a gogò…un horror vacui decisamente imbarazzante.

Si può apprezzare il coraggio di chi sceglie il trash come stile di vita; il coraggio di uscire allo scoperto, di non passare inosservati, di comunicare ciò che si è senza sentirsene imbarazzati. Ma, ancora di più, si apprezza la capacità di far ridere, di incuriosire e di far parlare. Perché ogni cosa trash ha il potere di far inorridire, ma al tempo stesso di destare interesse e voglia di approfondire. Forse c’è una piccola parte di noi che avrebbe il desiderio di far uscire allo scoperto, almeno per un giorno, almeno per qualche ora, quel po’ di cattivo gusto che teniamo nascosto.

“Quel leggero cattivo gusto”, come disse Diana Vreeland, “di cui tutti abbiamo bisogno”.

[Ph by icanteachyouhowtodoit]