Il tatuaggio dacché era, nell’antichità, la carta d’identità dell’individuo, è considerato tutt’ora, un rito di passaggio da molte culture non europee; oggi sta diventando una vera e propria moda.
Nella zona europea, il tatuaggio è stato introdotto in seguito alle esplorazioni oceaniche del XVIII secolo. Nel XIX secolo iniziò a prendere piede anche tra le classi aristocratiche come abitudine leziosa. Nell’epoca positivista il criminologo Cesare Lombroso ritenne il tatuaggio, il simbolo di una personalità delinquente. Entrò a far parte di un linguaggio sociale solo negli ultimi trent’anni, quando l’idea che fosse una cosa da carcerati iniziò a essere considerata una mera curiosità storica.
Dunque, è solo in questi ultimi decenni che il tatuaggio inizia a essere accettato, e a diventare una vera e propria tendenza.
La moda, a questo punto, non può restare indietro. Per le collezioni primavera/estate 2010 abbiamo visto sulle passerelle un tripudio di tatuaggi studiati ad hoc per lo spettacolo. Parliamo dei défilés di Rodarte, Chanel, Jean Paul Gaultier e di Marchesa che, in versione couture, ha proposto la calza effetto tattoo.
Kaiser Karl Lagerfeld con Chanel ha portato le donne a molti anni indietro, quando erano bambine e trovavano nelle bustine delle patatine i tatuaggi trasferibili; quelli che si applicavano con l’acqua e che dopo qualche giorno iniziavano a decomporsi diventando delle vere e proprie macchie sul corpo. Se ne faceva uso principalmente d’estate, e proprio per la collezione estiva il signor Lagerfeld ha deciso di rendere chic qualcosa che, tempo fa, non avremmo mai pensato di definire tale.
I Temporary Tattos Tromp L’oeil sono tatuaggi trasferibili che rappresentano i simboli storici di Chanel: catene, perle, doppie C incrociate, ma anche rondini e fiori di pesco. Sono stati creati da Peter Philips, Direttore internazionale del maquillage per Chanel, che ha deciso di utilizzare, spinto da Karl Lagerfeld, il tatuaggio come parte integrante del make up.
Anche da Jean Paul Gaultier le modelle sono uscite sul catwalk con il viso truccato a effetto tattoo: scritte in lettere gotiche su guance, naso e collo. Un po’ per la posizione e un po’ per il tipo di carattere utilizzato, questi tatuaggi ricordano tanto quelli che si immaginano sui colli dei gangster newyorkesi.
Da qui, potrebbe nascere anche una riflessione: quanto ci siamo liberati dell’idea che vede il tatuaggio rilegato a una personalità criminale? È possibile che alcune idee, soprattutto se così nette come questa, restino radicate nell’immaginario collettivo senza che neanche ce ne accorgiamo?
Ritornando alla sfilata di Gaultier, questi tatuaggi, ovviamente temporanei, sono stati decisamente estremi e poco eleganti. Il tatuaggio più forte e forse più autoreferenziale è stato quello fatto sulla modella Iris Strubbegger, uscita in passerella con il suo nome tatuato sul volto.
Ma la collezione dove il make up è stato celebrato davvero come forma d’arte non solo per il viso, ma per l’intero corpo, è quella di Rodarte. Il catwalk delle sorelle Mulleavy presenta nebbie apocalittiche e tatuaggi tribali di ispirazione Maori. Questa serie di disegni è stata realizzata a mano da Chantel Miller, Senior Artist per MAC, che ha impiegato 4 ore e 40 minuti per realizzare tatuaggi sempre diversi: delle vere e proprie evocazioni futuristico tribali. Anche le stampe degli abiti riprendono i tratti di queste decorazioni.
Ma il tatuaggio è solo uno dei molti elementi che la moda prende in prestito dalle popolazioni tribali. In questi ultimi anni, i segni di culture lontane da quella occidentale, per tradizioni e storia, sono stati inseriti nelle collezioni di moda.
E’ il segnale che la moda è ricerca antropologica e sociologica, che non può essere autoreferenziale, parlando la stessa lingua di sempre; deve riuscire a comunicare quello che è il mondo, uscendo dalla sua torre d’avorio.