Essere cool, seguire la moda, spendere e spandere per abiti da urlo: tutto ciò ci dona un’immagine così consumistica, superficiale e assolutamente lontana dal concetto di “fare qualcosa per il prossimo”. Ma da tempo, ormai, i sovracitati sensi di colpa sono stati soppiantati da una nuova filosofia, quella “green”, che si è insinuata nell’abbigliamento e che ci permette di acquistare facendoci sentire in pace con noi stessi. Gli ecostilisti, ovvero i designers attenti alle questioni ambientali, stanno aumentando sempre più insieme alla popolarità del motto: “Green is the colour”.
Una delle fautrici del green movement in ambito moda è Stella McCartney, tra le prime ad aver utilizzato tessuti naturali e ad aver bandito pelli animali dalle sue collezioni. Sempre in terra inglese è stato creata un’iniziativa, sostenuta dal British Fashion Council, che unisce numerosi stilisti attenti a produrre capi utilizzando tessuti naturali e ad impatto zero.
C’è chi si serve, per costruire borse, di tubi di idranti non usati da 30 anni; chi cuce solo ed esclusivamente su materiali riciclati e chi, addirittura, predilige jersey di bamboo per la sua collezione di lingerie. E se l’Inghilterra ci ha fatto conoscere il concetto dell ”Estethica” (Etica + Estetica), l’America non si tira di certo indietro se si tratta di contribuire alla salute del nostro pianeta. Da settembre scorso, infatti, alla Parsons New School of Design, a New York, si tiene un corso di “Moda a Zero Rifiuti”. Qui gli aspiranti stilisti sono istruiti a produrre abiti senza che nemmeno un centimetro di materiale vada sprecato. In questo continente la moda verde ha avuto un successo senza eguali: ciò perché, come dimostra una ricerca del novembre scorso condotta dall’università di Monaco, nella percezione degli americani il consumatore medio di abbigliamento ecologico è trendy, cool e sofisticato. In Europa invece, chi acquista questo tipo di capi è considerato poco stiloso e più in avanti con l’età.
I veri intenditori della “moda scaccia sensi di colpa”, non si saranno sicuramente lasciati sfuggire le divertenti galosce messe in vendita due anni fa da Greenpeace per sostenere la protezione degli oceani e degli organismi che nuotano nelle loro acque. Nei giorni più grigi e uggiosi, indossare questi stivali di gomma disseminati di piccoli pesci, avra’ sicuramente provocato importanti riflessioni. Nelle più superficiali, il desiderio di una vacanza tra gli animali della barriera corallina; in tutte le altre, la fierezza di sentirsi sicure del proprio look grazie ad un acquisto a fin di bene.
Ma ecco la novità “green” che si è assicurata il primo premio per creatività ed attenzione all’ambiente: per farci sentire un po’ tutti eroi o salvatori del mondo che dir si voglia, il brand Timberland ha lanciato, con una campagna chiamata appunto “Nature Needs Heroes”, degli stivali molto particolari. Acquistando queste scarpe della collezione primavera- estate 2011, infatti, riusciremo a camminare…su delle bottiglie! E’ con la plastica contenente un litro e mezzo d’acqua che sono costruite queste calzature con un metodo decisamente high tech ma, si spera, a ridotte emissioni di Co2.
Resterebbe da chiedersi: tutti gli ecostilisti sono davvero mossi da un sincero desiderio di aiutare l’ambiente o sono attirati di più dalle maggiori vendite dovute ad un’immagine ecosostenibile del brand? Per ora riponiamo fiducia in questi designers e diamo libero sfogo ad “acquisti green”, che sono sempre giustificati.
Ma attenzione: rigorosamente vietato mostrare una propensione all’acquisto esclusivamente “show-off”.