Per descrivere il legame che segnò il corso della storia della moda e del teatro, basti pensare che il termine “sfilata”, in inglese “fashion show”, significhi spettacolo di moda. Tutto ebbe inizio nei primi anni del Novecento, quando molte riviste di moda pubblicarono illustrazioni delle mise indossate dalle attrici nelle pièce teatrali, con interviste sulle loro preferenze a proposito di abiti.
Charles Frederik Worth, diede inizio alla collaborazione tra il teatro e le case di moda, portando in scena una grande varietà di tessuti e ornamenti che utilizzava nella sua maison parigina. Fu l’abito indossato per uno spettacolo teatrale dall’attrice Marlene Delaporte, commissionatogli dall’Imperatrice Eugenia, a scatenare in molti creatori di moda la voglia di collaborare con teatro e cinema; tra questi, Christian Dior, Pierre Balmain, Ottavio Missoni, Yves Saint Laurent, Paul Poiret, Gianni Versace e Christian Lacroix.
Tornando ai giorni nostri, la stilista Miuccia Prada, ha creato i costumi per l’opera teatrale di Verdi, L’Attila, andata in scena al Metropolitan Opera House di New York. Gli attori, tra cui il baritono Giovanni Meoni, nel ruolo di Ezio, si muovono tra le scenografie realizzate dagli architetti Jacques Herzog e Pierre de Meuron (tra le loro “creazioni”, la Tate Modern di Londra e la sede di Prada a Tokyo).
La stilista, ha tratto ispirazione da vecchi film, dall’Attila del ’54 con Sophia Loren a quello di Diego Abatantuono dell’ 82, per portare in scena la sua visione dei personaggi; lunghi cappotti, tessuti metallici e frange, caratterizzano il guardaroba dell’intera opera. Credo che per questa volta, Miuccia Prada si sia spinta un pò oltre, rendendo fin troppo visibile la sua firma, come le frange di pelle ai cappotti che ricordano la collezione Autunno/Inverno del 2009 e le borchie sulle spalle e sugli stivali di Attila, molto simili ad alcuni pezzi dell’ultima collezione uomo.
Il Teatro e l’Opera sono linguaggi molto più complessi rispetto alla moda: sarà per questo che i costumisti non si sono mai cimentati in abiti da indossare al di fuori del palcoscenico?
E lo credo bene! Sono mestieri per molti aspetti differenti, e forse è meglio che ognuno continui per la propria strada.