Pattern che si cuciono tra loro, dando vita a qualcosa di eccezionalmente nuovo. Questa sembra una delle possibili soluzioni per una fuga immediata dalla crisi, che non è più economica, quanto sociale, culturale e relazionale. Tanti piccoli fattori che se assemblati tra loro generano una condizione di vita infernale senza via di uscita.
Cosa succede invece se proviamo ad unire l’intuizione umana con le nuove tecnologie, lasciandoli comunicare l’una con l’altra in sinergia, attraverso un’intelligenza collettiva? Accade quello che l’architettura prova a raccontarci, anticipandoci le tendenze del prossimo anno. Non è un caso infatti che ‘ Terreno comune’’, Common Ground, sia il tema scelto dal direttore della biennale David Chipperfield, dove saperi, conoscenze, esperienze, storie e luoghi divengono un minimo comune denominatore di una società in ginocchio. Quello che si è notato è la distanza che con il tempo l’uomo abbia preso con i materiali, e con la realtà, quella concreta, preferendo una fuga tecnologica. Così sessantasette architetti, durante la tredicesima Biennale di Architettura, si tuffano nel materiale, e decidono di incamminarsi verso una ricerca più diretta, semplice, alla portata di tutti. Il compito diventa riunire in un’unica storia contesti e idee collettive. Lo fa e ci riesce perfettamente con il Leone d’oro per miglior progetto assegnato ai venezuelani Urban-Think Thank, con il lavoro “Gran Horizonte” di Justin McGuirk. Si tratta di un grattacielo di quarantacinque piani situato a Caracas, simbolo del pieno sviluppo anni novanta, chiamata Torre David, ma che con il successivo crollo economico venezuelano venne occupato da ben 750 famiglie. A distanza di anni tutto questo viene, perciò, trasformato in una piattaforma sperimentale per un’architettura che si spoglia di quel valore che lo aveva reso espressione artistica individuale, e si trasforma in espressione collettiva, in quanto un possibile mezzo di riscatto, da un sistema che tende a rendere passiva la creatività. A darne una testimonianza diretta è anche Wang Shu, che apre la scatola contenente la tradizione, valutandola come un’opportunità di ricerca, che fornisce ai cittadini una struttura comune, una piattaforma di condivisione indispensabile allo sviluppo.
Dal particolare all’universale, un cambio ripentivo di rotta per la ricerca di tutte le possibili connessioni che potrebbero alimentare quella parte che differenzia l’uomo dagli altri esseri viventi, l’intelligenza.