Cara Morte, Io sono Moda tua sorella

La moda nasconde un lato oscuro e misterioso, vive in zone di penombra che mettono a dura prova le menti geniali di chi crea. E’ quasi paradossale pensare che il fashion system sia molto più vicino a dinamiche di morte che a massime espressioni vitali; viene da sé associare i processi artistici alle fasi più belle della vita, invece le creazioni di moda muoiono quasi al momento stesso della loro nascita.

Aveva ragione Giacomo Leopardi a descrivere la moda come sorella della morte. Il processo creativo che si trova dietro a un abito è annientato nel momento stesso in cui l’abito in questione è stato realizzato; subito dopo sono impiegate nuove energie per creare altro, non riuscendo neanche a godere di quello che è stato realizzato poco prima.

Processi creativi e distruttivi allo stesso tempo che richiedono sforzi, fatica e impegno mentale per chiunque voglia esprimere la propria visione. Molto spesso questi tempi vanno in contrasto con l’estro dei fashion designer, tanto che qualcuno decide di non attenersi ai tempi tecnici, e sceglie di creare collezioni “immortali” nate dall’attimo visionario di chi impugna una matita e disegna un bozzetto, anziché dai diktat aziendali.

Ma il lato oscuro della moda non è solo questo, il suo stretto rapporto con la morte non è legato solo ai tempi di creazione-distruzione; c’è molto altro dietro, qualcosa di più complesso e per niente frivolo. Ci sono le menti geniali di chi la moda la crea con l’intenzione di lasciare qualcosa di eterno, disposta a sacrificare la propria vita, arrivando all’autodistruzione e alla violenza.

Ovviamente non parliamo di tutti gli stilisti (non tutti possono essere definiti geni), si tratta di quei pochissimi nomi del mondo della moda disposti a sacrificare qualsiasi cosa per lasciare il loro segno. Personaggi come Alexander McQueen, che ha rivoluzionato il concetto di moda e di sfilata, che ha reso l’abito una sovrastruttura culturale, che utilizzava i tessuti delle sue creazioni come tele per rappresentare la violenza del mondo che il suo animo sensibile sopportava. Un animo fragile, una “drama queen” che ha deciso di mettere fine alla sua vita nel modo più “spettacolare” che si potesse immaginare. Così come lui, la stessa Isabella Blow, stylist e carissima amica di McQueen, morta suicida dopo una vita passata a combattere con i suoi disturbi bipolari e un mondo crudele che la annientava, ma che cercava di rendere migliore attraverso i suoi servizi fotografici e i suoi look ambigui e anticonformisti.

Ma non si deve per forza arrivare a gesti estremi, Galliano, quel ribelle geniaccio si è ucciso senza neanche accorgersene.

Blow, McQueen e Galliano, insieme a pochi altri, rappresentano il lato oscuro della moda, che si palesa attraverso abiti di una violenza indescrivibile, spesso accusati di misoginia; servizi fotografici inquieti e inquietanti, creazioni meravigliose che vanno al di là del mondo terreno e accedono a dimensioni metafisiche. La moda non è fatta solo da lustrini, paillettes e luccichii; forse questi elementi servono solo a portare un po’ di luce in un mondo dark, introspettivo e maledettamente crudele, che poche menti elette riescono a percepire.

Andrea Bandiera

 

Illustrazone di Erica Sutton