Vivere in un sogno, liberare l’immaginazione per abbattere le frontiere del costume , le convenzioni, le maschere nelle quali siamo imprigionati. Superare le inibizioni per sfuggire alle paure che ci tormentano. Leggere la realtà, interpretare noi stessi, svuotare la nostra anima, ascoltare la sua voce e seguirla, nonostante questo comporti situazioni insolite o comunemente definite “scomode”.
Nel momento in cui ci rendiamo conto che qualcosa in noi non và, avvertiamo un disagio, necessitiamo un cambiamento e siamo disposti a tutto, anche a seguire metodi che prevedono una partecipazione emotiva e fisica attiva, abbiamo un’alternativa di guarigione: la “psicomagia”. Più che di guarigione medica, si tratta di cambiamento mentale, di ribaltare il proprio atteggiamento rispetto a tutte le paure che lo ossessionano.
Alejandro Jodorowsky, (Tocopilla, 7 febbraio 1929), è il padre di questa tecnica; regista, scrittore, drammaturgo e sceneggiatore cileno, surrealista per eccellenza del cinema degli anni ’70 e ’80, fù allievo ed assistente del grande Marcel Marceau, fino ad arrivare ad esserne il più stretto collaboratore. Sin dà subito, riflette nel cinema, il suo spirito fortemente legato a simboli inconsci, pregni di suggestioni, in grado di superare la barriera di censura logica della coscienza; questa propensione raggiunge la sua massima espressione con tre pellicole dal successo impressionante: El Topo (1971) che lo rivelò al pubblico internazionale, La montagna sacra (1973) e Santa sangre-Sangue santo (1988).
Ma la svolta psicologica, precede tutto questo e certamente contagia il suo percorso creativo. Circa negli anni ’60, conosce Paquita, una guaritrice messicana; riconosce in lei capacità che non si riferiscono alla medicina tradizionale, ma che al contrario si fondano sulle suggestioni e su metodi di cura alternativi che appagano la psiche e trasformano il disagio in accettazione della malattia. Trasferisce questo sapere dentro di se, lo plasma e lo chiama Psicomagia.
Da allora non smetterà di seguire rituali messicani, leggere i tarocchi e cercare una nuova chiave di lettura sconfinando nella realtà come in un atto teatrale. Confonde il concreto con il sogno, lo libera e gli restituisce libertà. Bisogna essere convinti di voler aprire le gabbie delle nostre paure di distruggere la torre di sapere ormai cementificata in noi.
Per citare le parole dello stesso maestro :” È la semplicità che rende i rituali profondi, efficaci e al tempo stesso mistici; e per un attimo, grazie a questa arcana alchimia. Attraverso tutto ciò si giunge ad una percezione della vita completamente diversa ed ad un godimento dell’essenza della vita stessa”.
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