Stupisce la copertina di W magazine, la quale ci introduce all’ editoriale firmato Steven Maisel con protagonista la “It Girl” inglese Kate Moss. Concept dell’editoriale è il bianco contro il nero, il sacro contro il profano, il puro contro l’impuro, l’angelico contro il diabolico. Atmosfere che richiamano uno scenario gotico – clericale con outfitt costruiti magistralmente dal celebre stylist Edward Enninful con pezzi by Gucci, Luis Vuitton, Balenciaga, Comme Des Garcons e Jil Sander. Una serie di immaginari, aggettivi e look opposti tra di loro che rispecchiano in pieno la personalità di una lolita britannica che calpesta le scene del fashion sistem da oltre un decennio.
Erano gli anni ’90 quando Sarah Doukas, scopritrice della Moss, la definì piccola ma con un viso e una grinta degni d’imitazione e ammirazione nella New York di quegli anni. E fu proprio così, presto una giovane Kate Moss iniziò ad affermarsi fra i più grandi marchi e a sfilare per le più prestigiose passerelle dell’Alta Moda. Musa di grandi nomi della fotografia come Peter Linderbergh, e protagonista di numerose copertine: ventiquattro le apparizioni su Vogue. Una carriera prosperosa che suo malgrado si contrappone a uno stile di vita sopra le righe, dovuto a una fama improvvisa e precoce. Nel settembre del 2005 arrivò lo scandalo sulla rivista britannica Daily Mirror : Kate Moss è la Cocaina.
La carriera della top model si trovò a essere divisa tra marchi che la rinnegarono, quali Stella McCartney, Burberry e Chanel, e chi decise di seguirla nonostante lo scandalo, come l’oramai defunto amico Alexander McQueen e la stessa rivista W magazine che qualche mese dopo lo scandalo le dedicò la copertina. Alla fine dei conti lo scandalo aumentò la celebrità e le proposte di lavoro, facendola diventare la modella più pagata al mondo. Il giornalista Peter Hitchens l’ha persino definita un segno del declino culturale e morale della società. Sarà forse il caso di chiedersi: “chi è senza peccato scagli la prima pietra” ?