Parigi, salone delle Aquile all’Hotel de Crillon. Collezione Balenciaga autunno-inverno 2010/11 e il cuore ha un sussulto. La nostalgia scatta in avanti e il pensiero corre indietro nel tempo, desideroso di rivivere le suggestioni emotive suscitate dal capolavoro di Kubrick “2001: Odissea nello spazio”.
Lo spettacolo ha inizio: nello show tutto concorre alla rievocazione del celebre film che, per primo, ha fuso l’uomo con il tempo e lo spazio. Il pavimento luminoso in versione fantascientifica ospita eroine androgine che avanzano su altissimi e insoliti mocassini. Modelle come miti dello spazio interstellare, rischiarate dai colori tenui delle galassie, con larghe spalle a suggerire un’armatura cosmica.
Pensate a un incontro tra una maison nobile ma decaduta e un giovane stilista capace di entusiasmare le folle attraverso una visione pseudo–industriale della moda: è il successo della casa di moda di Cristobal Balenciaga attualmente governata da Nicolas Ghesquière, creatore di sinergie sapienti tra tessuti classici e materiali inediti d’effetto dirompente, capaci di catturare la comunità della moda e di risollevare le sorti della maison.
Lo stilista, appassionato testimone degli orientamenti e delle propensioni del secolo scorso, si muove in perfetto stile steampunk, sperimentando innesti di elementi futuristici su modelli che rievocano gli anni ottanta. È un godimento per gli occhi lo spettacolo di tailleur dalla linea geometrica e severa, realizzati con materiali high-tech e ammorbiditi da complementi di pelliccia. Altrettanto affascinante è assistere allo stravolgimento della silhouette tradizionale della figura femminile attraverso l’intrusione sofisticata di elementi del tutto inusuali. Su tutto irrompe la stampa, un trionfo di tessuti su cui campeggiano parole in libertà, forse a testimoniare l’importanza attribuita alla carta stampata.
Il suo è un amore sviscerato per gli opposti, la geometria lineare contro l’irregolare eccentricità, che tende a legare la tradizione della celebre maison spagnola al futurismo puro. L’ aspetto finale è una combinazione raffinatissima di epoche, con l’introduzione di una tecnologia iperfuturista all’interno di una specifica ambientazione storica. Tutto il suo lavoro sfida le categorizzazioni scontate; il suo percorso, lungi dall’essere prevedibilmente futuribile, coniuga la moda parisienne chic con materiali sintetici, corposi e plasmabili, rivelando un desiderio costante di stupire.